La luce che risplende nel buio



                                                                          
                                                                      Mostra di un pluriomicida
                                                                  
“ Macinava li colori in Milano, et apprese a colorire, et per haver occiso un suo compagno fuggì dal paese “  - La vita dei pittori - G. Baglione, 1642

Si è aperta a Milano in ordine cronologico la terza  mostra su uno degli innovatori (insieme a Rubens) del Barocco e della pittura moderna “ Dentro Caravaggio “.
La prima mostra a lui dedicata fu nel dopoguerra, grazie allo storico d’arte e collezionista Roberto Longhi che studiò e riabilitò Caravaggio principalmente come l’inventore del chiaro/scuro ma non solo, la seconda “Caravaggio e i caravaggeschi“ dedicata anche alla corrente di pittori seguaci che hanno operato nell’Italia Meridionale, e ora questa che porta il visitatore alla scoperta di  una mostra scientifica caratterizzata da pannelli multimediali che descrivono il quadro tramite l’uso della radiografia e mettono in luce i colori tramite la riflettografia rilevando dettagli altrimenti non visibili ad occhio nudo.
E’ la mostra di un pluriomicida, i cui frequenti spostamenti avvennero a causa di risse e denuncie da parte di compagni ma anche di personaggi illustri.
Nato a Milano il 29/09/1571, da genitori provenienti da Caravaggio, -il padre artista forse maestro scalpellino lavorava al Duomo-, abitava in Via Laghetto dove anticamente in Milano sul Naviglio navigavano le chiatte che dal Ticino e dal lago Maggiore trasportavano il marmo per il Duomo di Milano. Fu battezzato nella Chiesa di S. Stefano in Brolo il 30/09 nel giorno di San Michele Arcangelo e gli fu dato nome di Michelangelo.
Qualche anno dopo aver fatto ritorno a Caravaggio a causa di una epidemia di peste la famiglia Merisi si stanziò di nuovo a Milano dove Michelangelo fu assoldato da Simone Peterzano, allievo di Tiziano, i cui affreschi abbelliscono la bella Chiesa di San Maurizio detta la Cappella Sistina di Milano, e la Certosa di Garegnano. Durante il soggiorno a Roma dopo aver conosciuto il monsignor Pandolfo Pucci da Recanati detto monsignor “insalata” perché pare gli fornisse dell’insalata come unico alimento, fece il salto di qualità con il cardinale Francesco Maria del Monte che abitava a Palazzo Madama e gli commissionò i primi lavori nella Chiesa di  S. Luigi dei Francesi per decorare la Cappella Contarelli in occasione del Giubileo del 1600, i cui dipinti raccontano la Conversione di Matteo e, per la Cappella Cerasi nella Basilica di Santa Maria del Popolo, la Caduta di S. Paolo dal cavallo e la Crocefissione di San Pietro. 
Riscosse così successo tra gli ambienti romani e dipinse anche per famiglie che gli commissionarono dipinti per la devozione personale. Un quadro di questo tipo è La Sacra Famiglia con S. Giovannino di una collezione privata un dipinto che incanta in cui la Madonna cattura lo sguardo del visitatore e lo porta dentro il quadro fatto di giochi di sguardi e gesti invitandolo quasi a partecipare alla scena.
Nei suoi quadri Caravaggio esprime una drammaticità teatrale, le scene sono studiate e composte, è sempre molto attento alle figure umane, ai contrasti chiaro scuri e ai simbolismi che racconta nella vegetazione, mentre il paesaggio è più raro.  Infatti con la Canestra di Frutta, dal significato allegorico sulla vita e sulla morte rappresentato dalla frutta buona e da quella marcia, nasce la natura morta come elemento parziale di un paesaggio che fino ad allora in ambito lombardo era una tradizione antica dipingere con l’immancabile lago. Il celebre quadro fu  commissionato dal Cardinale Federico Borromeo parente della marchesa di Caravaggio Costanza Colonna, famiglia che lo protesse sempre durante i suoi spostamenti.
Anche il Riposo durante la fuga in Egitto ci svela molti elementi simbolici naturali  nel paesaggio e  nei personaggi, l’Angelo Musicista con la veste trasparente, Giuseppe che gli regge lo spartito la cui partitura riporta le note del mottetto Quam Pulchra es basato sul Cantico dei Cantici, mentre la Madonna col capo piegato che abbraccia il Bambino, è raffigurata con i capelli rossi e ha il volto di una delle cortigiane amiche di Caravaggio.
Nei dipinti Caravaggio ritrae nel volto delle sue Madonne due prostitute di Campi dei Fiori, Anna Bianchini e Fillide Melandroni come nella Conversione della Maddalena, nel bellissimo Madonna dei Pellegrini, dove sull’uscio della casa della Madonna di Loreto è una prostituta con in braccio il figlio che i pellegrini devoti dai piedi scalzi e  sporchi giungono per adorare, e nella Giuditta e Oloferne  in cui Giuditta è Anna Bianchini, mentre in Giuditta e Marta,  Anna è con Fillide Melandroni  a causa della quale verrà poi condannato a morte per omicidio dopo una lite nel 1606.
E’sorprendente scoprire poi nella Buona Ventura come tramite la radiografia che mette in luce  il tondo eseguito con il compasso del cappello del giovinetto , al quale la zingara sta sfilando l’anello nell’atto di leggere la mano, in una precedente stesura fosse l’aureola di una Madonna pronta per l’incoronazione.
 Ma è con il Ragazzo morso dal Ramarro, che il fondo comincia a essere scuro. La tela reca numerose microincisioni che impostano la composizione dipinta con una tecnica innovativa sia per il modo con cui appoggia la mano su un lato della tela per farsi l’autoritratto che nella preparazione dei colori per il fondo e per i tocchi di luce.
Caravaggio introduce il mondo del notturno.
Ogni quadro è un tripudio di ombre e luci che avvolgono sinuose le figure dei dipinti ; ecco nella carrellata dedicata ai Santi il San Francesco in estasi il Santo più rappresentato insieme a San Giovanni Battista, il cui volto è il ritratto del Cardinale Del Monte dove i fili d’erba, le foglie, la margherita sono il simbolo della rinascita dopo le stigmate, i santi San Giovanni Battista e San Gerolamo penitente realizzati per stimolare la conversione del popolo durante la minaccia della Riforma Luterana con ben rappresentato lo strappo del drappeggio del tessuto della veste, o la rappresentazione dei corpi sporchi e seminudi ricoperti poi nel 1700 da pannelli di altre mani nell’ Incoronazione di spine di Cristo, o nella Flagellazione, quadro del soggiorno napoletano facente parte della pala d’altare della Chiesa di San Domenico Maggiore in cui risaltano i particolari tridimensionali, e ancora il San Francesco in Preghiera o  il drammatico Sacrificio di Isacco dove ritroviamo il paesaggio dell’Italia Centrale con annessa rupe e castello, in cui in realtà Caravaggio vuole rappresentare una scena bucolica con l’angelo che ferma la mano di Abramo dipinto con aria serena tanto che la mano e il coltello che erano vicini al collo del ragazzo nel disegno sono stati allontanati.
Infine chiudono la rassegna in mostra il Cavaliere dell’Ordine di Malta, in cui Caravaggio durante il soggiorno a Malta ritrasse il suo protettore nella veste del Gran Maestro, e dopo aver avuto accesso al grado più basso dell’Ordine forse per ottenere favoritismi e sconti sulla pena di morte fu costretto a fuggire anche dall’isola in seguito ad una lite, per approdare in Sicilia a Siracusa, dove pare coniò il termine Orecchio di Dioniso  alla Grotta delle Latomie.
 Dopo brevi soggiorni nuovamente a Napoli, partì per il  Feudo degli Orsini in attesa della conferma della revoca della sua condanna da parte del Papa Paolo V, trasportando anche le tele che servivano per riscattare la sua libertà ma a causa di disguidi con la sorveglianza della costa e ammalato di febbri intestinali morì a Porto Ercole  nel 1610 a 39 anni.
L’ultimo quadro che chiude la mostra è il Martirio di S. Orsola dipinto per la famiglia Doria di Genova che sembra non finito, ma in realtà essendo stato spedito avvolto nella protezione ancora non asciutto, al momento del ricevimento venne messo al sole per farlo asciugare, aggiungendo danno al danno.
Caravaggio fu sepolto nella fossa comune sulla spiaggia che oggi è parte del porto. Più tardi uno studioso di storia di Napoli spostò la morte sulle rive di Palo di Ladispoli nel Lazio dove pare fosse stato assassinato da emissari dei Cavalieri di Malta con il bene tacito della Curia di Roma. Ma nel 2010 altri scienziati italiani ritrovarono ossa, contenenti piombo e mercurio usati nella preparazione dei colori, nella fossa comune del cimitero di Porto Ercole e grazie agli esami del DNA e della datazione del carbonio 14 pare essersi risolta la diatriba sulla sepoltura di un artista tanto “ fetido e putrido” quanto Genio della storia dell’Arte .
                                                                                             
S.C.

Info:  Dentro Caravaggio, Palazzo Reale di Milano
           Fino al 28 gennaio 2018

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