Una Chiesa in una stanza

C'era una volta il Lazzaretto di Milano.




Tra il Duecento e il Quattrocento numerose pestilenze flagellarono la città di Milano. Sul finire del 1400 si rese così necessario realizzare, appena fuori le mura, una grande struttura quadrangolare destinata ad accogliere i malati, ma anche i solo sospetti, nei periodi di pestilenza. 
La nuova struttura fu chiamata Lazzaretto.



Di connotazione religiosa apparteneva alla Cà Granda, già prestigioso ospedale milanese voluto dai Duchi Sforza. Si pensa che il nome sia derivato dalla storpiatura del nome dell'isola veneziana Santa Maria di Nazareth sulla quale si trovava un ricovero per i contagiosi che tornavano dalla Terra Santa, il Nazaretum. Un' altra versione rimanda a Lazzaro resuscitato da Gesù, quasi a indicare che da quel luogo, se si era molto fortunati, si poteva uscire con le proprie gambe.
Il Lazzaretto era caratterizzato da un porticato interno sul quale si affacciavano le porte di entrata di 288 celle e da un fossato esterno che circondava tutto il perimetro per il deflusso delle acque reflue.
Ogni cella dalla volta a botte aveva un letto in muratura con un giaciglio in paglia, un camino, una latrina, due finestre, una esterna per comunicare con i parenti e una interna affacciata sul cortile. Nei periodi di maggior afflusso in una cella potevano anche essere stipate fino a sedici persone, accrescendo così il contagio. 
Al centro del cortile inizialmente sorgeva un altare ricoperto da una volta poi sostituito da una chiesa, un'edicola ottagonale che consentiva di assistere alla messa da tutte le celle. La chiesetta è presente ancora oggi dopo essere stata restaurata e consacrata a San Carlo Borromeo ed è la chiesa di S. Carlo al Lazzaretto.


Al suo interno vi è un'unica opera d'arte, il S. Carlo fra gli appestati, pala ottocentesca di autore ignoto. Nei secoli la metamorfosi del posto è stata rapida e quotidiana! Mimetizzata tra le case del quartiere, quando passerete davanti alla chiesa ricordate che vi trovate in quello che era il centro del recinto degli appestati! L'idea vi farà un pò rabbrividire...
Durante la pestilenza del 1629, quella Manzoniana, lo spazio non fu sufficiente ad accogliere tutti i malati e fu realizzato un accampamento sul prato interno. Ambientato in questo periodo è il famoso ricongiungimento di Lucia con Renzo, dopo essere entrato nel Lazzaretto attraversando Porta Venezia, allora chiamata Porta Orientale.




Una volta esaurita la sua funzione, il Lazzaretto divenne adibito a vari usi: magazzino, campo per orti, caserma militare, panificio, campo di prigionia; poi nel 1864 diviso in due dalla ferrovia, e infine demolito per far posto al nuovo quartiere, con i caseggiati più nobili verso Porta Venezia, e più popolari verso San Gregorio.
Vari pezzi furono smontati e riprodotti nella villa dei Melzi d'Eril a Bellagio, nella villa Bagatti Valsecchi a Varedo e nella villa Pogliaghi a Varese.
Oggi l'ultimo gruppo di celle integre si trova in via San Gregorio ed è sede della Chiesa Greco-Ortodossa dell'Antico Calendario  (tredici giorni di ritardo rispetto al resto del mondo).


  
I fedeli sono circa un migliaio. Ne fanno parte la comunità russa riparata a Milano in gran parte dopo la Rivoluzione d'Ottobre, la comunità slava e sempre più numerosi italiani. 
Negli anni '70 un benedettino tedesco diventato ortodosso ottenne l'usofrutto della porzione di Lazzaretto abbandonato e ne fece la proprietà della Diocesi dell'Italia del nord. 
Ogni domenica la funzione è aperta a tutti.


  
Entrando dal cortile nella piccola oasi di pace fin da subito si percepisce una forte spiritualità e si può accedere alle ultime cinque stanze superstiti ancora intatte, ora adibite in parte a un piccolo museo con quadri sacri, ex voto e fotografie di com'era il Lazzaretto due secoli fa'.



Sotto il porticato non aleggia più aria malsana ma un'aria mistica e profumata di incenso e le note di una musica liturgica conducono lo spirito alla riflessione. La famosa icona della Madonna di S. Nicola che piange, sottoposta a una serie di esami spettrografici e termografici per capire la vera natura del liquido lacrimale e il motivo per cui pare farsi più calda in certe occasioni, è davvero suggestiva e molto colorata.


Come lo è anche la chiesetta in legno adiacente il porticato, fatta costruire in blocco unico dopo una donazione, la "sesta stanza" dove si tiene la funzione la domenica. 



Ricche icone ricoprono le pareti dell'unica navata, pochi passi e si giunge all'altare, che per tradizione si intravede appena dietro l'uscio socchiuso di una porta destinata ad aprirsi solo durante la cerimonia della messa piena di simbolismi. 



Sull'iconostasi che divide il presbiterio dalla navata della piccola chiesa si possono vedere le icone coloratissime del Cristo sulla destra, di Maria sulla sinistra, nella parte centrale la raffigurazione dell'Annunciazione, agli angoli i quattro Evangelisti, gli Arcangeli, e i santi più importanti, come San Nicola, Sant'Ambrogio e Santa Maria Maddalena, sul soffitto il Cristo Pantocratore, sull'altare La Madonna col Bambino.



I resti del Lazzaretto sono veramente unici, un piccolo scorcio di ieri nella Milano di oggi, al cui complesso la Chiesa Greco-Ortodossa ha restituito vita dopo più di due secoli.  

                                           " El noster famoso Lazzarett el gh'è pu!"

S.C.
  
      

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