L'ultimo Caravaggio


La mostra alle Gallerie d'Italia si può considerare un'estensione di quella appena conclusa a Palazzo Reale sui capolavori del Maestro. 
L'esposizione ripercorre la storia dell'Arte nelle tre principali città italiane di quel tempo, Milano, Genova e Napoli, nei 30 anni successivi alla morte di Caravaggio attraverso una selezione di dipinti dei suoi seguaci e dei nuovi Maestri, fino all'affermarsi del Barocco.
Durante la Controriforma cattolica, che si tradusse nell'arte come una risposta al protestantesimo dilagante, Milano era la città più grande e la più importante nella formazione di artisti anche molto acclamati ma era spesso colpita da pestilenze e priva di uno sbocco sul mare per gli importanti scambi commerciali. 
Per questo dipendeva da Genova, che, repubblicana e con una nobiltà di lunga data, anche se più piccola, era più ricca e all'avanguardia nella ricettività di artisti, mercanti, banchieri e personaggi illustri di passaggio, per la presenza dei famosi Palazzi dei Rolli, una sorta di alberghi di alto livello, oggi Patrimonio Unesco.
Gli artisti a Genova trovarono il loro mecenate in uno dei più grandi collezionisti dell'Italia del 600, Giovan Carlo Doria, che a Milano gestiva gli affari e le scelte in campo artistico. 
Rubens lo ritrasse in uno dei suoi raffinati quadri in una posa inusuale, sul suo cavallo alzato sulle zampe posteriori.  
A Napoli, allora possedimento spagnolo, gli artisti furono più liberi di assorbire l'eredità del Caravaggio, la cui fama in soli pochi anni aveva raggiunto un successo incredibile e trovarono il loro mecenate in un altro nobile della famiglia Doria, Marco Antonio fratello di Giovan Carlo. 
La mostra apre con un primo confronto tra due quadri di autori diversi ma ritraenti lo stesso soggetto: " Il martirio di Sant' Orsola" di Caravaggio e quello di Bernardo Strozzi, primo protagonista della rassegna in mostra. 

Il genovese Marco Antonio Doria aveva commissionato a Caravaggio quello che sarebbe stato l'ultimo quadro prima della sua morte, avvenuta nel 1610: rappresenta il martirio e l'omicidio di Orsola e delle undici vergini che l'accompagnano durante un pellegrinaggio a Roma, da parte di Attila. Le figure dai toni molto scuri emergono dal fondo, sembra non finito ma in realtà, essendo stato spedito avvolto nella protezione ancora non completamente asciutto e, al momento del ricevimento esposto al sole aggiungendo danno al danno, è solo rovinato. Nel quadro il Caravaggio dipinge il suo autoritratto, il suo viso traspare dal buio, pallido ed etereo come un fantasma. La Santa avvicina le mani alla freccia nel petto cercando di estrarla a differenza del dipinto dello Strozzi, che ritrae la scena con un primo piano di colori luminosi, in cui Attila sembra protagonista di un'altra epoca e di un altro luogo e la Santa giace con un gesto di abbandono. 
Un altro protagonista è il bolognese Cesare Procaccini che a Milano eseguì dei bassorilievi nella Chiesa di San Celso e delle sculture per il Duomo. Procaccini nei suoi quadri riprese lo studio del colore con elementi del 500 tipici del Manierismo, le sue composizioni erano squadrate, le sue figure scultoree, i corpi erano muscolosi, le posizioni studiate e i quadri luminosi. Nell'arte durante la Controriforma i colori dovevano stimolare l'emozione alla conversione. 
Seguono in rassegna le restanti numerose opere dei seguaci di Caravaggio, amati da Marco Antonio, tra cui Battistello Caracciolo, con il "Cristo porta la croce" in cui ritroviamo gli elementi scandalosi dei quadri del Maestro, la scollatura ampia della dama, i piedi sporchi dei viandanti, la schiena lunga scoperta; opere di Ribera, detto lo Spagnoletto e opere dei nuovi maestri, seguiti da Giovan Carlo, quali Rubens e Van Dyck con "Il Cristo della moneta", in cui il Cristo indica l'effige sulla moneta dicendo "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" invitando i Farisei a distinguere l'autorità civile dalla religiosa; opere di Procaccini come " L'estasi della Maddalena" e di Strozzi come il bozzetto per la Pala d'Altare della Chiesa di San Domenico a Genova.
Di grande impatto visivo " L'ultima Cena " di Procaccini, tela di 40 metri eseguita per la Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova, restaurata alla Venaria Reale di Torino.
Nell'ultima sala a chiusura della mostra un' esposizione del periodo Barocco di artisti italiani e olandesi i cui quadri sono carichi di luci molto particolari e trasfigurazioni mistiche

L'Ultimo Caravaggio, eredi e nuovi maestri
Gallerie d'Italia, Milano fino all'8 aprile 2018
S.C.


                                                                                                        


                                                         


                                                                                           
                                                                     
                                    


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