Il Castello di San Pietro

L'Italia è un paese davvero sorprendente. In ogni borgo o paese c'è una dimora, un castello o un palazzo che aspetta di essere riportato a nuova vita, aperto e consegnato a un pubblico di visitatori sempre più numerosi.



Nel borgo di San Pietro in Cerro, in provincia di Piacenza, il Castello è parte del circuito Castelli e Dimore Storiche Italiane, aperto per matrimoni, eventi e turismo culturale ed è visitabile grazie alla passione dell'odierno proprietario che considera l'arte patrimonio di tutti e ne ha conservato gli ambienti e parte degli arredi. 
Le guide, molto preparate, accompagnano i visitatori lungo le numerose sale, arredate e decorate, dai sotterranei al sottotetto.
Il Castello è del XII sec. e faceva parte del Ducato di Parma e Piacenza. Nel Medioevo era un avamposto fortilizio militare. In seguito alla morte del Duca Francesco Sforza, e per coprire in parte i debiti, la moglie Bianca Maria Visconti investì del feudo di San Pietro la nobile famiglia piacentina dei Barattieri.
Il giurista Bartolomeo Barattieri tra il 1460 e il 1491 riedificò il castello. La famiglia ne detenne il possesso fino al 1993, quando fu' comprato dall'attuale proprietario il signor Franco Spaggiani.




L'ingresso è preceduto da un bellissimo viale alberato di tigli secolari e fino al 1800 il Castello era circondato da un fossato.
All'interno colpisce l'elegante e ancora leggermente decorato loggiato a doppio ordine di arcate, da dove è possibile iniziare la visita alle sale del corpo di guardia che insieme alla servitù occupava il piano terra della dimora.





Notevole l'esposizione nella sala d'armi di una vasta collezione di armi antiche, fucili, pugnali, sciabole, lance, spade, armature provenienti da tutta Europa e in fase di allestimento.
Le prigioni in uno dei torrioni fanno rabbrividire : ci sono ancora i ceppi a cui venivano legati i prigionieri.
Attraverso la Cappella votiva si arriva nella sala da pranzo, usata in un secondo momento dalla famiglia per comodità perchè vicina alla cucina dove troviamo il lavatoio originale, che scaricava l'acqua presa dal pozzo direttamente nel fossato, vecchi utensili e pentole in rame, il pavimento in cotto originale e un carrello elevatore che portava i cibi al piano nobile dove un cameriere le serviva personalmente ai Conti. Al piano superiore dalla sala della Dote si passa nella sala delle Sculture dove veniva ricevuta la nobiltà tra dipinti a tema religioso di artisti cremonesi. Nella sala dei Dipinti o delle Pitture tre grandi dipinti originali di autori sconosciuti ritraggono episodi della passione di Cristo : l'Incoronazione di spine, la Condanna e la Lavanda dei piedi. In questa sala due angoliere contenevano le relique dei santi a cui la famiglia era devota. Ciò spiega l'enorme potere religioso che la famiglia aveva oltre a quello giuridico-economico e politico; infatti nel 1460 Bartolomeo Barattieri fu' l'ambasciatore di Piacenza presso Papa Giulio II della Rovere.
Nella sala Rosa, adibita a ricevimenti, una cassaforte del seicento in legno intagliato rinforzata in metallo, di cui sono state rubate le chiavi, veniva esibita per ostentare la ricchezza del casato e passando per la Biblioteca che ha più di 2000 libri antichi, si giunge nell'altro lato del loggiato, nella sala del Pendolo, che precede un'altro salone adibito a banchetti dove oltre a tavoli, sofà, tendaggi e poltrone, le pareti sono ricoperte da un gigantesco arazzo attribuito al Tiepolo, dipinto con la tecnica dei succhi d'erba. Nel salone d'onore Orientale il fregio dipinto è un trionfo di scene cavalleresche, di caccia equestre col falco, di dame a cavallo nel paesaggio circostante il castello, soggetti magnificati dalle mani di una donna pittrice dilettante, a quel tempo dedita sconvenientemente alla pittura a olio e all'acquarello, la contessa Maria Teresa Zangrandi, moglie di Alberico Barattieri, che dovette firmare i suoi dipinti con lo pseudonimo di Leonardo Hernani Magu.
Attraversando la piccola saletta della Musica dove si giocava anche a scacchi, si giunge nella stanza da letto di Bartolomeo Barattieri esattamente sopra l'ingresso, nella torre medievale del Maschio, con vista privilegiata sia all'esterno che all'interno del Castello. In quella stanza il Conte, dopo aver goduto del privilegio dello ius primae nocti con una serva di cui si era invaghito, fu' assassinato dal marito di lei che venne poi decapitato, mentre la donna si gettò dalla finestra per la disperazione. Si narra che il fantasma buono di quella donna vaghi ancora per il Castello in cerca di pace.




Il nuovo proprietario ebbe l'idea di sponsorizzare iniziative culturali e di aprire anche un museo. Oggi il MiM (Museum in Motion) è una Galleria di Arte Contemporanea con più di 1000 opere che a rotazione vengono esposte nel sottotetto: quadri, sculture, installazioni di artisti piacentini e stranieri in una collezione in continuo movimento.



Nei sotterranei invece da qualche anno è allestita la mostra permanente di 40 guerrieri di terracotta, riproduzioni certificate delle statue dell'esercito di Xi'An dichiarate dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità.


 
I guerrieri posti originariamente a guardia della tomba del I imperatore cinese Qin Shi Huang sono schierati come lo erano nel III sec. a.C. 



 

Ogni statua è diversa dall'altra, sia nella mimica che nei profili dei visi, hanno tuniche particolareggiate e nella penombra del sotterraneo sono molto suggestive.




Vicino al castello sorge una dimora storica che un tempo era la scuderia e ospitava le abitazioni dei contadini e dei cocchieri. Ora è una locanda che offre la possibilità di soggiornare per conoscere più da vicino il territorio del piacentino.




Una cavalcata nella brughiera è sempre stata fin dall'antichità lo svago prediletto dalla nobiltà. Ai giorni nostri camminando o in bicicletta, o più comodamente in auto, possiamo raggiungere da qui i dintorni del borgo, spingendoci fino a Piacenza, Cremona, Parma, Castel'Arquato e scoprire i tanti castelli dei borghi del Ducato di Parma e Piacenza ricchi di storia e bellezza.

S.C.
 

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