La Cappella Sistina di Milano


Tra i migliori esempi di Manierismo Lombardo, in fondo a Viale Certosa, in una zona lontana dal centro e assopita nel silenzio tra alcune ville novecentesche, sorge la Certosa di Milano, dedicata all'Assunta e a S. Ambrogio.
Nel 1349 il Duca e Arcivescovo di Milano Giovanni Visconti destina la zona di boschi, prati e fontanili nella pieve di Trenno, all'Ordine dei Certosini che vi si insediano costruendo la Certosa, luogo di clausura e pellegrinaggio, appena fuori la città, a circa "3000 passi dalle mura" a detta del Petrarca, che vi si reca in preghiera durante il soggiorno a Milano durato 8 anni; egli dapprima era vissuto in piazza Sant'Ambrogio e poi nel convento di San Simpliciano, e in seguito nelle sue due case di villeggiatura in quella zona, tra cui a Cascina Linterno.
Così descriveva il posto in una lettera  ad un amico : "...luogo amenissimo e salutare ...campagna circondata da fonti, dolci e limpide...tanto scorrono insieme e si dividono e di nuovo tornano a riunirsi...diresti trattarsi di danze di ninfe e di cori di vergini...".   
La Certosa di Milano viene edificata 50 anni prima di quella di Pavia e nel tempo la sua architettura si modifica con l'avvicendarsi delle famiglie nobili milanesi fino all'avvento degli Asburgo e di Napoleone, i quali allontanano i Certosini ritenuti inutili per la collettività facendo chiudere tutte le 39 certose italiane.
Quando poi diventa parrocchia del borgo di Garegnano a fine 700 i monaci tornano formando un complesso di circa 500 persone tra cui 14 Padri e Fratelli, i lavoranti per il monastero e le loro famiglie.
Un tempo un fossato precedeva la muraglia d'entrata.
Nel cortile d'onore si aprono due androni : a destra si apre la foresteria, oggi occupata da monache, a sinistra una corte dove un tempo c'erano  i servizi di falegnameria, farmacia e il mulino con le stalle. Dietro la Certosa si possono scorgere ancora tracce di porte e finestre ogivali sul muro quattrocentesco.



Sulla facciata di pietra rossa di Angera e marmi di Candoglia, nel cortile d'onore, fra i santi milanesi Ambrogio, Carlo e dell'Ordine, spiccano i busti di Giovanni Visconti e di suo nipote Luchino Novello, considerato per le sue donazioni il secondo fondatore della Certosa.
Nell'altorilievo centrale è visibile la figura della Maddalena coi capelli sciolti, Madonna tra gli Angeli portata in Paradiso.
Come i Certosini si estraniavano dal mondo per raccogliersi in preghiera e meditare, così dopo una vita dissoluta Maddalena si converte alla stessa spiritualità dei Certosini guadagnando il Paradiso.
Sul portale dell'architrave di accesso la Fuga in Egitto in rilievo riprende la scena di S. Giovannino che offre la frutta a Gesù e l'Agnus Dei ai suoi piedi prelude ciò che sarà la sua sorte.
Varcata la soglia quando sarete all'interno resterete stupiti!




Sulle pareti laterali dell'unica navata centrale il pittore Daniele Crespi ha affrescato scene della vita di S. Bruno, fondatore dell'Ordine che ha rinunciato al vescovado perchè concepiva un modo del tutto diverso di approcciarsi alla religione : l'eremitaggio.



Le lunette ritraggono personaggi come S. Ugo di Grenoble, il conte Ruggero di Calabria, S. Beatrice e S. Guglielmo e lo stesso Crespi in un autoritratto del 1629, anno della gran peste descritta dal Manzoni, di cui il pittore un anno dopo morì.
Anche gli affreschi della volta e della controfacciata sono suoi.




A Simone Peterzano si devono invece le tele e gli affreschi del presbiterio : tutto il ciclo comprende la Resurrezione, la Madonna in trono coi Santi ( sempre rappresentata dalla Maddalena), l'Ascensione di Cristo, il Presepio e l' Adorazione dei Magi, molto realistico con figure ritratte dal vero e riconoscibili dalla fisionomia, gli Evangelisti, le Sibille, gli Angeli e i Profeti...




Nell'ottagono Dio Padre e gli Angeli sono benedicenti e nel catino absidale Cristo crocefisso con la Maddalena dai capelli sciolti è bellissimo. Compiute le tele nel 1580 Peterzano poco dopo accetta come garzone il Caravaggio.
Ai lati dell'ingresso ci sono due cappelle dove i Certosini celebravano la messa privata.




A destra sono affrescati sul gusto del Tiepolo i misteri del Rosario.
L'altra cappella è invece incompiuta con S. Bruno tra S. Carlo e S. Ambrogio e un altare del 700.




Nella sala Capitolare altri affreschi del 500 ritraggono S. Michele Arcangelo e episodi di martirio dei Certosini; gli scanni sono barocchi.




Nella Sagrestia campeggia S. Caterina da Siena tra due vescovi forse uno cistercense e uno benedettino, molto belli i mobili nella sala del tesoro delle relique. 




Anche nella foresteria c'è un enorme dipinto del Genovesino che rappresenta il fondatore della Certosa fra i certosini che offre il modello della chiesa a Cristo crocefisso. 
Un luogo descritto dal Petrarca come paradisiaco, dove ora, dietro la Certosa, passano viali a scorrimento veloce che congiungono le autostrade e fabbriche e botteghe di fioristi e marmisti circondano  il Cimitero di Musocco.
Eppure qui fino agli anni 50 non era neppure città, i cascinali erano raggiungibili attraverso strade di campagna prima che arrivasse il cemento.
La Certosa è visitabile grazie anche al contributo dei soci volontari del Touring Club Italiano che ne curano l'accoglienza. 

  S.C.






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